M.V. Anno IX - Nr 133 del 16/07/2009
È scaduto il tempo dei segnali. Se i registratori di bordo verranno mai trovati questa possibilità è ora affidata a contatti visivi, e non più sonori, di batiscafi e attrezzature subacque.
E così fra le tante lezioni che l'incidente
Air France ha consegnato agli investigatori aeronautici vi è anche quella sul ritrovamento delle scatole nere in caso di incidente in mare (1).
Un particolare inquietante è dato dal fatto che malgrado non mancano precedenti di recuperi fatti in acque oceaniche a notevoli profondità, fra cui spicca quello del 1988 a 4.900 metri (16.000 feet) relativo ai registratori di volo del Jumbo
South African Airways precipitato nell'Oceano Indiano, nel caso di
Air France fin dall'inizio si sono messe le mani avanti facendo capire che sarebbe stato difficile localizzare e recuperare le scatole nere.
Eppure la profondità in questione dovrebbe aggirarsi attorno ai 3.000 metri (9800 feet).
E se per caso i registratori non dovessero venir più rintracciati?
Due sono i possibili scenari attualmente ipotizzabili. O l'aereo è divenuto improvvisamente ingovernabile, tale è stato il caso della
TWA 800, New York-Parigi (1996), precipitato nell'Oceano Atlantico a causa di una esplosione al serbatoio carburante; o l'aereo, malgrado l'imprevisto accaduto, era governabile, ma l'equipaggio non è stato in grado di far fronte all'inatteso evento.
Finora tutto sembra indicare come più probabile, la seconda ipotesi, non solo in base allo stato dei frammenti ritrovati, ma anche per i messaggi automatici di malfunzionamento giunti a Parigi, e non ultimo per il fatto che l'incidente è avvenuto in ore notturne, con sfondo di mare e non mancano precedenti in tal senso di
spatial disorientation. E a ciò si aggiunga anche il fatto che la fase di crociera in una lunga traversata notturna è quella dove l'atmosfera in cabina di pilotaggio è alquanto rilassata.
Ed ecco allora riaffacciarsi prepotentemente alla ribalta l'aspetto della eccessiva dipendenza dell'equipaggio nei confronti del computer, della difficoltà di riprendere fisicamente in mano una improbabile, ma pur sempre possibile, situazione di emergenza; del troppo tempo che occorre alla mente umana per discernere se per caso è il computer a essere andato in tilt o se davvero è in corso il malfunzionamento da esso indicato.
Ecco, è sullo sfondo di un dilemma come questo, occorso in una manciata di minuti, che potrebbe essersi consumato il dramma dell'
AF447 e delle sue 228 anime a bordo.
Antonio Bordoni
[
1] - Circa le lezioni apprese da questo incidente vedi anche l'aspetto sulle carenti comunicazioni aeronautiche nell'area sud Atlantica, riportato da
Master Viaggi in data 13/7/2009, "
L'incredibile, lunga notte del volo Air France 447".