Politici incompetenti, troppo vicini ai loro interessi privati e troppo lontani dai reali bisogni della gente, stanno determinando cambiamenti epocali che, dopo un'inevitabile "momento" di assestamento, produrranno effetti benefici in tutto il pianeta.
Di fatto, sicuramente nell'immediato e per molti mesi, non cambierà nulla eppure mentre stiamo scrivendo tutte le piazze borsistiche europee, a seguito del voto referendario in cui è prevalso il si dell'uscita del Regno Unito dall'Europa, stanno subendo pesanti perdite.
Perdite che a poche ore dall'esito del voto non si spiegano e non le può spiegare-a meno di dare sfogo alla fantasia-nessun analista economico; l'unica ragione è la speculazione che nulla ha a che vedere con i risultati (ipoteticamente in perdita nel prossimo futuro) delle aziende quotate in borsa.
Gli speculatori, cioè quelli che dispongono di grosse masse di denaro e che possono operare in borsa allo scoperto, hanno venduto ieri e ricomprato oggi guadagnando dal 10 al 20 per cento ... quindi passano alla cassa senza aver rischiato nulla; se avesse vinto il remain i prezzi sarebbero rimasti invariati e gli speculatori non avrebbero perso niente... quindi scommettendo sulla Brexit potevano solo guadagnare ma non perdere.
L'impatto negativo durerà pochissimi giorni e poi i valori azionari torneranno sui valori pre-referendum e questa è un'altra occasione di speculazione; oggi molti titoli hanno perso dal 10 al 20 per cento e quindi chi compra, ipotizzando un ritorno alla normalità nell'arco di pochi giorni, può portare a casa un discreto (molto probabile perchè ragionevole) guadagno.
Chiusa la premessa sulla speculazione proviamo ad analizzare, da cittadini qualunque, il perchè della scelta degli inglesi.
In Europa, così come in Italia (come hanno dimostrato le recenti elezioni amministrative, specialmente a Roma e Torino) la classe politica è completamente scollegata dalla gente; questi signori, chiusi nelle lo torri d'avorio, prendono decisioni sulla pelle della gente comune basandosi solo sui dati dell'economia virtuale e quindi sulle informazioni che gli derivano dalla macro economia, dalle banche e dalle lobby multinazionali.
Questi signori dovrebbero fare, nel corso del loro mandato strapagato, possibilmente prima di occupare la poltrona, uno stage di un paio di settimane a contatto con la realtà (che hanno dimenticato o non hanno mai conosciuto) cioè vivere all'interno di una famiglia di quattro persone che va avanti con 1500 euro al mese con l'obbligo di andare a fare la spesa ogni giorno e capire quanto costa un litro di latte, un paio di calzini o un cespo d'insalata.
Oggi molti movimenti, in Europa ma non solo, stanno intercettando il cambiamento e si sono resi disponibili a rappresentarlo in maniera democratica, non cruenta e nel rispetto delle leggi, puntando al governo dei Paesi e mettendo in campo logiche che consentano di vivere (e non solo di sopravvivere) a popolazioni sfibrate da politiche insulse e clientelistiche.
Gli inglesi, sbagliando a nostro avviso, hanno scelto di lasciare l'UE ma, tuttavia, a mezzo di trattati bilaterali potranno comunque restare agganciati al continente e alle partnership, sia economiche che politiche, con i singoli stati; con la differenza che, su certe determinazioni, tipo quella sull'immigrazione, potranno esercitare piena autonomia senza dover sottostare alle indicazioni (forse non proprio illuminate) dell'Unione Europea.
Se l'Europa (cioè chi la governa, sia a livello centrale che periferico) si avvicinerà ai bisogni della gente potrà far rifiorire la fiducia nella sua utilità; se invece, così come pensano oggi molti cittadini, l'apparato politico rimane fine a se stesso e ai lauti stipendi di migliaia di burocrati, lo scollamento e il malcontento non potranno che aumentare.
Foto: theguardian.com