Oggi, anche se siamo ancora in piena pandemia, si può iniziare a fare un parallelo tra l'attuale emergenza sanitaria e la seconda guerra mondiale.
Il nemico è invisibile e in quanto tale subdolo, il fatto di non vederlo fa credere ad alcuni che non esista o che sia meno pericoloso di quanto sia in realtà.
In Italia la seconda guerra mondiale rubò la vita a 130.000 civili e produsse danni economici incalcolabili; a causa del Covid, ad oggi, ci sono stati 115.000 decessi e a livello economico si può senz'altro usare la parola "catastrofe".
L'aria, invisibile, tiene in vita; il virus, altrettanto invisibile, la vita la può togliere, ma questo aspetto non viene percepito dalle masse, al punto che vengono indette manifestazioni per forzare la mano al Governo sulle riaperture delle attività.
In guerra tuonano le armi, piovono bombe, viene razionato il pane e mancano i beni di prima necessità, alla fine-perchè ogni guerra prima o poi finisce-si contano le vittime ed i danni materiali/finanziari.
Nella guerra dove ci sono in campo le armi l'obiettivo primario è quello di salvare la pelle, nella guerra al virus, che tra i civili sta producendo lo stesso numero di morti degli anni 1940/45, stando a quanto accade in questi giorni, l'obiettivo primario sembra essere quello di riaprire i ristoranti, gli alberghi, i teatri e quant'altro.
Tutto questo nel mentre, da settimane, registriamo dai 300 ai 500 morti al giorno a causa della pandemia, morti che evidentemente non fanno effetto sull'opinione pubblica, nel mentre la stessa opinione pubblica si scandalizza se, come pare, si registra un decesso ogni milione di vaccinati.
Noi che operiamo da sempre nel comparto Turismo e Trasporto Aereo Internazionale, come tanti altri imprenditori e categorie, stiamo soffrendo gli effetti di questa situazione senza neanche poter prevedere quando si potrà, faticosamente, risalire la china, ben sapendo che ci vorranno anni per poter assorbire gli effetti dei danni subìti nel 2020 e nel 2021.
Purtroppo siamo già a conoscenza di aziende che non sono riuscite a restare vive, vuoi perchè non erano in condizioni floride prima dell'emergenza, vuoi perchè non sono riuscite a far fronte ai costi fissi o perchè non hanno ricevuto ristori o quantomeno li hanno ricevuti non adeguati.
Quindi crediamo che i 209 miliardi del famoso "recovery Fund", pur rappresentando una cifra importante, non saranno certamente adeguati per consentire non solo la ripartenza ma anche un minimo di sviluppo del nostro Paese.
Serviranno ben altre cifre, e non solo all'Italia; da questo si capirà che futuro vuole darsi l'Unione Europea, cifre che dovranno essere erogate a fondo perduto anche se ciò favorirà il risveglio dell'inflazione, cosa questa che dovrà essere accettata come, per restare nei termini medici, effetto collaterale sopportabile.
Confidiamo che, come abbiamo già avuto modo di scrivere in tempi non sospetti, questa sorta di "Piano Marshall" verrà messo in atto, ma solo quando ci sarà la certezza di aver messo sotto controllo, se non debellata, la pandemia.
Non facciamoci illusioni, ci vorranno ancora mesi e, purtroppo, anche altre vittime; per molti accettabili, queste ultime, perchè il nemico è invisibile, non spara e perciò lo si crede meno letale.