Raccontata la storia dietro l'indimenticabile scatto
Ci volle solo un secondo per immortalare un momento storico come quello: nell'obiettivo del fotografo dell'Associated Press Hyung Cong Ut, una bambina di 9 anni che l'8 giugno del 1972 scappa dal napalm che stava distruggendo il suo villaggio.
La foto che ritraeva la piccola Kim Phuc ha fatto il giro del mondo e ha descritto la guerra del Vietnam in modi che le parole non possono commentare, ma la storia dietro lo scatto è molto meno conosciuta.
"Volevo scappare da quella bambina", dichiara la 49enne Phuc, "ma quella foto non mi ha mai lasciato andare".
Dopo aver scattato la fotografia, Ut ha portato personalmente la piccola Phuc in un ospedale: giunto lì però i medici gli hanno comunicato che per la ragazza non ci sarebbe stato nulla da fare. Rifiutando di arrendersi, il fotografo ha mostrato il suo tesserino da giornalista americano e ha fatto promettere ai medici di non abbandonarla.
Qualche giorno dopo la pubblicazione della foto, un altro giornalista americano ha combattuto per far trasferire la ragazza in un ospedale americano. Dopo 13 mesi dal bombardamento e dopo diverse operazioni e trapianti di pelle, a Phuc fu finalmente permesso di lasciare l'ospedale.
Si iscrisse alla facoltà di medicina e studiò duramente per diventare dottore: tuttavia, i suoi sogni le furono strappati quando il governo comunista la volle trasformare in un'icona per il paese. Le fu quindi impedito di continuare gli studi e fu riportata di forza nella sua provincia natale, dove le fu ordinato di incontrare orde di giornalisti.
"Volevo fuggire da quella foto. Fui bruciata dal napalm e fui una vittima di guerra, ma presto diventai un altro tipo di vittima".
Nel 1982 il governo vietnamita mandò Phuc a studiare a Cuba: durante gli anni di studio incontrò poi il suo futuro marito. Si sposarono nel 1992 e andarono in luna di miele a Mosca: durante il viaggio di ritorno, approfittando dello scalo in Canada, i due fuggirono e disertarono.
Anni dopo i media ritrovarono Phuc a Toronto, dove si era ricostruita una vita. Nel 1999 la ragazza 37enne decise di prendere in mano la sua storia e di scrivere un libro.
Da allora, lei e il fotografo che aveva iniziato tutto questo si sono incontrati decine e decine di volte. "Sono così contento di averla aiutata", dichiara il giornalista. "La considero come mia figlia".