Che sarebbe accaduto se, al momento del malore, fosse stato da solo in cabina di pilotaggio?
19 novembre 2022, l’Embraer 175 di American Eagle (1) decolla da Chicago O’Hare diretto a Columbus (OH).
Il volo numero 3556 è svolto da Envoy Air ed è contraddistinto dalla doppia sigla AA/ENY.
Passano meno di 30 minuti quando il secondo pilota avverte l’ATC : “Envoy 3556, need to return. Captain is
incapacitated,” (traduzione: da volo 3556, devo rientrare, Il capitano è inabile).
L’aereo viene vettorato per un rientro immediato all’O’Hare e il comandante viene preso in cura dai paramedici che erano stati allertati.
Il 23 novembre le agenzie di stampa davano la notizia che il capitano era deceduto. (2)
Poiché proprio di recente sui media si sono diffuse notizie sugli sviluppi del progetto presentato all’ICAO
circa la possibilità di far pilotare gli aerei civili con un sola persona nel cockpit (vedi nostro articolo del 26 novembre 2022) l’improvviso malore del comandante del volo 3556 ha sollevato, come facilmente immaginabile, una marea di critiche sulla proposta in discussione all’ICAO.
In merito va comunque osservato che qualora mai si giungesse al pilotaggio con un solo membro in cabina, ciò dovrebbe attuarsi esclusivamente con l’introduzione nel cockpit di una apposito apparato che permette la guida in remoto, ovvero da terra, dell’aereo.
Antonio Bordoni
(1) L’Embraer 175 in questione è immatricolato N269NN c/n 774
(2) Secondo quanto prevede l’ICAO (Annex 13) se una persona a bordo di un aereo muore entro 30 giorni
dall’evento che lo ha causato, il caso viene classificato a tutti gli effetti come un fatal accident.
fonte: air-accidents.com