Quasi ogni giorno vengono annunciate soluzioni che poi ... puntualmente svaniscono.
Evidentemente chi si accosta ad una possibile alleanza o partecipazione al capitale azionario dopo aver valutato i numeri decide che è meglio ... non impicciarsi.
Dispiace non poter dare notizie diverse e dispiace ancor di più constatare che negli ultimi 20 anni, nel mentre nascevano tante nuove compagnie, che tuttora prosperano, due per tutte Ryanair e Norwegian, Alitalia ha continuato a "sopravvivere" e ad accumulare perdite.
Nonostante la perenne mortificazione nessuno ha avuto il coraggio di chiedere (quantomeno) un consiglio, un parere, all'uomo che è, probabilmente il maggior esperto di trasporto aereo commerciale che abbiamo in Italia, Domenico Cempella che, pur ottantenne, ha idee molto chiare su ciò che si potrebbe fare per "rianimare" Alitalia.
Non va dimenticato infatti che Cempella è stato l'unico amministratore a chiudere dei bilanci in attivo per il nostro ex vettore di bandiera e quando le Low Cost erano ancora agli albori, e quindi non consolidate come sono oggi, aveva già predisposto adeguate misure per contrastarle.
Ma si sa, il potere politico, rispetto ad aziende controllate dallo stato, non sempre persegue obiettivi che apparirebbero logici persino ad un "passante" e così Domenico Cempella il 2 febbraio 2001 rassegnò le dimissioni da Alitalia.
Forse il consiglio lo possiamo rinnovare noi rimandando alla lettura di un articolo intervista apparso sul Corriere Della Sera, a firma di Leonard Berberi, il 30 agosto 2019.
Qui sotto invece riportiamo le considerazioni dell'esperto di areonautica commerciale Antonio Bordoni, che da sempre segue le vicende dei maggiori vettori aerei mondiali:
Alitalia Non solo l'hanno rovinata quando volava con le sue ali ma anche sotto commissariamento ci siamo saputi distinguere:
* 29 mesi non sono bastati per vendere la compagnia;
* i commissari sono ancora in attesa di offerte vincolanti;
* prestiti-ponte bruciati;
* servono altri soldi;
* scioperi incombenti in vista.
E’ questa la situazione fotografata pochi giorni dopo l'ennesima scadenza.
Il tutto però inframezzato da comunicati dai quali si apprende che “Alitalia va meglio del previsto”.
Siamo in presenza di un “genuino” , “tipico” , inconfondibile disastro all’italiana.
I giornali continuano a scrivere fiumi di inchiostro sulla surreale pantomima soprattutto perché non si tratta solo di parlare della nostra ex compagnia di bandiera circa la quale crediamo siano ben pochi ormai gli italiani a cui sta a cuore la vicenda, quanto per l’incredibile intreccio che soltanto noi potevamo fare fra la partecipazione di Atlantia e la vicenda Alitalia.
Per farla breve come se non bastasse il fatto che non si vedono pretendenti all’orizzonte, gli azionisti di Aeroporti di Roma e di Autostrade chiedono al governo come ci si possa permettere di chiedere i soldi da investire in Alitalia quando c’è nell’aria una minaccia di ritirare le loro convenzioni... Non meravigliamoci: quando un dossier è in mano governative c’è da aspettarsi di tutto.
All’origine di questo ennesimo capitolo oscuro di Alitalia troviamo lo Stato italiano che, guarda caso, in clima elettorale annuncia che vuole salvare l’italianità di Alitalia e farla ripartire nuovamente sotto il controllo pubblico.
Per raggiungere lo scopo il governo ha immesso quasi un miliardo di euro per evitarne il fallimento, ma si è sempre in attesa di un piano industriale che non si vede a causa dell’assenza di partner per l’appunto industriali.
Quest’ultimi si potrebbero pure trovare ma si guardano bene dall’investire il loro denaro in una compagnia che sarebbe ancora a conduzione statale. Fra l’altro la concorrenza di agguerriti vettori che hanno ormai conquistato il nostro mercato e l’alta velocità dei treni fanno intravedere un futuro oscuro per la nascente compagnia, se mai questa riuscirà a decollare.
Nel mezzo di tutto ciò gli altri vettori continuano ad aumentare il numero di passeggeri mentre gli aeroporti nostrani vedono transitare sempre più passeggeri nei loro terminal evidentemente portati da compagnie straniere ben felici di operare nel nostro ricco bacino di traffico senza la scomoda presenza, come avviene altrove, di un agguerrito vettore di bandiera.
Abbiamo appreso che secondo FS il business plan dovrebbe basarsi su una crescita media stimata del 5 per cento (fonte globale IATA), ma Atlantia ha risposto che sarebbe più opportuno avvalersi di proiezioni sulla più mirata direttrice Italia-Mondo ove ci si attende per i prossimi cinque anni una crescita dell’1,4 per cento.
Aldilà delle cifre non è comunque un buon segno che fra i due futuri partecipanti alla neo compagnia non vi sia sintonia nemmeno su quanto potrà crescere il traffico, ed è anche per questo che serve un partner industriale ovvero una compagnia aerea che sappia come muoversi nel non facile settore del trasporto aereo commerciale.
Intanto in Europa continuano i fallimenti e chiusure, ultime della serie Thomas Cook e Adria Airways.
Di solito quando avvengono scomparse di concorrenti si è pronti a sostituirsi ad esse per catturare il loro traffico, noi invece ci troviamo in una perenne posizione di stand by incapaci di trarne vantaggio con l’aggravante che, ancora dopo 29 mesi, all’orizzonte non si intravede una decente soluzione.
Antonio Bordoni
Fonte : www.aviation-industry-news.com - 9 ottobre 2019
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Un'ora dopo la pubblicazione dell'articolo di cui sopra gunge un'altra notizia relativa quella che potrebbe essere definita "Agonia Alitalia" ... la concessione di un ulteriore prestito ponte di 350 milioni di euro per la durata di sei mesi per, così viene motivato, "indilazionabili esigenze gestionali".
Quindi un accordo sul possibile nuovo assetto azionario della compagnia ancora non si è trovato e, ancora una volta, a pagare le conseguenze di questa incapacità (o mancanza di coraggio nel prendere una decisione che forse si rivelerà obbligata) saranno i cittadini italiani.
Per le opposizioni questo ulteriore prestito è la prova lampante dell'incapacità di chi sta al governo di portare a soluzione la "vicenda Alitalia".
A seguire due reazioni riportate dalla stampa subito dopo la diffusione della notizia di concessione del nuovo prestito:
Il deputato di FdI Federico Mollicone parla di parla di "soluzione tampone e di corto respiro, mentre i lavoratori ancora aspettano di vedere realizzate le promesse degli inconcludenti ministri Di Maio e Patuanelli".
"Dopo 15 mesi di mancata gestione del dossier da parte dell'ex ministro Luigi Di Maio - afferma il deputato forzista Maurizio Carrara - le casse della compagnia si stanno svuotando. Il nuovo prestito sarà pagato dai cittadini già duramente colpiti dalla manovra economica. Si parlava di quando e come farsi restituire il prestito ponte e si scopre invece che lo Stato stanzia altri 350 milioni".