Il primo gennaio 2020, nel pomeriggio, in una sala poco affollata (meno del 30 per cento dei posti erano occupati) abbiamo assistito a quello che non esitiamo a definire un flop.
Succede spesso, quando si crea troppa aspettativa attorno a un nuovo prodotto capita che quest'ultimo deluda le attese.
Checco Zalone è un bravo cabarettista e sul "non sense" ha creato e proseguito la sua carriera; ha ottimi tempi comici è intelligente e sagace, sa tenere il palcoscenico; dopo il suo ultimo film (Quo Vado) campione d'incassi ha aspettato un po' prima di ripresentarsi al pubblico del grande schermo.
Serviva un'idea buona e Zalone (all'anagrafe Luca Pasquale Medici) ha creduto e lavorato sul tema migranti presentandolo in chiave demenziale nel film Tolo Tolo, di cui è anche regista.
Il film non ha, per dichiarazione dello stesso regista, nessuna velleità politica e non si schiera nè a destra nè a sinistra, l'intenzione era solo quella (non riuscita) di far divertire il pubblico.
Il Tema infatti è stato trattato con superficialità e banalità e il film, aldilà della bellezza delle località in cui è stato girato, ha ben poco da offrire allo spettatore.
Inutile aggiungere altro, l'autore nella scenografia ha messo troppa velleità personale, si potrebbe dire confusione, il risultato è una trama senza capo ne coda, appicicaticcia, che ... non approda a nulla.
All'uscita dalla sala tutti musi lunghi e scuotimenti di capo da parte di chi si aspettava di trascorre meglio i 90 minuti di durata del film.
Tuttavia il film è campione d'incassi e questo è un bene per la cinematografia nostrana e per chi vi lavora, la delusione però resta.