Sarawak L’esperienza della jungla accessibile a tutti
M.V. Anno I - Nr 4 del 07/11/2001
È il grande momento del Sarawak, il volto più “nuovo” del Sud Est Asiatico
si propone quest’anno
sul mercato del turismo internazionale con
grande slancio.
Lo stato Malaysiano si presenta agli operatori turistici con la sua significativa presenza alla 38° edizione di TTG Incontri di ottobre al Palafiere di Riva del Garda; ma è solo un primo passo di un progetto di promozione turistica. Il vanto di questa regione è l’alta concentrazione di parchi naturali che ospita sul suo territorio e su questo punta la comunicazione promozionale. «La grande sensibilità del Sarawak alla conservazione dell’equilibrio ambientale ci ha portati ad ospitare il prossimo anno la Conferenza Internazionale dell’Ecoturismo 2002 - preannuncia Jean Christophe Robles Espinoza, Direttore Marketing e Promozioni del Sarawak Tourism Board che precisa - Il Sarawak rende la giungla un’esperienza accessibile a tutti, grazie alle infrastrutture capaci di soddisfare diverse tipologie di viaggiatori che offrono dalle longhouse ai lussuosi resort immersi nella foresta e sviluppa gli itinerari più insoliti, passando dal trekking alla speleologia.»
È questo il più vasto dei tredici stati della Malaysia ed è la terra celebrata da Emilio Salgari, che vi ha ambientato le avventure di Sandokan. La sensazione del turista è proprio quella di viaggiare con la celebre “Tigre della Malesia” immersi in una giungla che ricopre oltre il 70% dei 125 mila chilometri quadrati di territorio. La foresta pluviale è l’attrattiva forte del Sarawak, una terra da visitare principalmente per le sue risorse naturali. È in quest’area che si può vedere, ad esempio, la “Rafflesia”, il fiore più grande del mondo, di un metro di diametro, o la “Nepente”, la pianta carnivora del Borneo, oppure incontrare l’Orang-Utang o la scimmia con la proboscide, per non parlare delle numerosissime specie di uccelli, di serpenti e altri animali oltre alla stupefacente varietà di piante.
La regione è popolata da circa due milioni di abitanti, appartenenti a 24 gruppi etnici tradizionali. Il più importante ceppo etnico è rappresentato dai Dayak, che sono gli eredi diretti degli antichi Cacciatori di Teste suddivisi nel ceppo Iban e Bidayuh. Altre tribù sono meno numerose, ma non meno importanti e vivono in villaggi dislocati lungo i fiumi principali della nazione.
Una delle esperienze indimenticabili che il Sarawak può offrire è la visita nella “longhouse” la casa lunga ove intere comunità vivono sotto lo stesso tetto.
Nella regione si incontrano ancora i Penan, l’unica popolazione locale ancora nomade.
La lingua ufficiale rimane il Bahasa Malaysia, benché l’inglese sia molto diffuso dal momento che dal 1839 sino alla Seconda Guerra Mondiale, James Brooke, congedato dalla Compagnia delle Indie e la sua discendenza di Rajah Bianchi governarono il Sarawak. Successivamente, fino ai primi anni Sessanta, questo stato divenne una colonia giapponese sino ad unirsi alla Malesia nel 1963 come stato democratico. Dalla variegata multietnicità dipende la molteplicità di religioni come, del resto, in tutta la Malaysia: qui si trovano Tuddismo, Taoismo, Cristianesimo, Induismo e Animismo.
La capitale è Kuching, una caratteristica città di stampo coloniale. A parte l’interessantissimo museo cittadino, che raccoglie collezioni di oggetti etnici ed archeologici del Borneo, ceramiche, vasi cinesi e pezzi di arredo unici appartenenti all’antichità locale, gli altri edifici della capitale degni di nota risalgono al XIX secolo, vale a dire all’epoca dei rajah britannici. Così è il famoso Forte Margherita, che Charles Brooke intitolò alla moglie, il Forte Astana, sede del Capo dello Stato, Il Palazzo di Giustizia antica sede governativa. Anche il pregiato tempio cinese, il più antico della città fu costruito solo nel 1876. Il soggetto iconografico più caratteristico di Kuching è il gatto. Nella città si trovano statue, anche molto imponenti, dedicate al felino domestico e lo stesso nome della città deriva dalla parola malese che significa appunto gatto, come il fiume omonimo che deve a sua volta il nome ai frutti prodotti di un albero molto diffuso e tipico della zona che hanno la forma di occhio felino. In città esiste poi l’unico museo al mondo che conserva oggetti e notizie curiose riguardanti la vita dei gatti.
La capitale si presenta come una grande edificazione ottocentesca inserita in una enorme macchia di rigoglioso verde, immersa come è nei magnifici giardini e parchi e situata lungo un fiume.
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